Che le Api soffrano il cambiamento climatico è cosa ormai assodata, come è ormai scontata l’importanza che esse rivestono per l’equilibrio del nostro ecosistema.
Oltre il 30% della produzione mondiale di cibo è legato alle Api e delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione mondiale, ben 71 sono legate all’ impollinazione!
In un bellissimo libro scientifico pubblicato nel 2017, scritto da Randolf Menzei e Matthias Eckoldt, viene confermata la centralità delle Api all’interno del nostro ecosistema, per la salvaguardia del nostro equilibrio naturale ma userei il termine “sopravvivenza”.
Da anni gli apicoltori vedono ridursi continuamente i loro allevamenti e la produzione di miele, questo a causa anche dell’utilizzo in agricoltura di pesticidi a base di neonicotinoidi: sostanze che fanno perdere l’orientamento alle api e impediscono loro di fare ritorno negli alveari.
Per tali motivi l’ Europa, con ritardo, ha messo al bando numerosi pesticidi tra cui clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam.
Nonostante ciò siamo davvero lontani da una situazione di sicurezza e protezione.
Il numero di api, negli Stati Uniti, è diminuito del 23 per cento lo scorso inverno, motivo per cui la Casa Bianca ha creato la “Pollinator Health Task Force” il cui compito è quello di trovare una strategia per difendere questi preziosi insetti.
È per tutti questi motivi che è quindi fondamentale proteggere le api e gli altri insetti impollinatori, come le farfalle, fondamentali per il nostro cibo e per la nostra stessa vita.
Anche alla luce di quanto sta accadendo in questi ultimi anni.
Nei primi sei mesi del 2019 la raccolta del nettare operata dalle Api è stata sufficente a malapena per la sopravvivenza delle stesse, riducendo ai minimi storici la produzione nelle varie Regioni, con poche eccezioni.
La grandissima variabilità del tempo, soprattutto primaverile, a causa del generale cambiamento climatico sta compromettendo moltissime fioriture e, di conseguenza, la capacità delle Api di raccogliere il nettare e di produrre miele..che difatti viene usato dalle stesse per la propria sopravvivenza.
Lo scorso anno la produzione nazionale finale – ricorda la Coldiretti – è stata di 22 milioni di chili grazie soprattutto al Centro e al Nord Italia dove gli apicoltori hanno potuto tirare un sospiro di sollievo dopo molte annate negative; al Sud invece l’andamento climatico ha pregiudicato i raccolti per tutto l’anno a partire dal miele di agrumi le cui rese sono state molto scarse, soprattutto in Sicilia.
Quest’anno invece le cose stanno notevolmente peggiorando: le temperature sopra la norma soprattutto nella prima decade di luglio hanno influito negativamente sulle rese nettarifere delle fioriture estive.
Il Castagno ha dato rese generalmente medio-basse. In Sicilia e in Sardegna il caldo ha ostacolato la produzione di eucalipto.
Meglio al Nord in alta quota dove nelle zone vocate è stato possibile ottenere qualche raccolto soddisfacente di mieli di montagna, pur trattandosi di produzioni minori su un numero limitato di alveari.
Completamente assente la produzione di Melata.
Non possono e non devono essere sottovalutati questi dati sia per l’importanza di questo insetto sia perchè ci fa comprendere come il cambiamento climatico è in grado di modificare gli aspetti più nascosti e meno immaginabili del nostro ecosistema.
Per approfondimenti si veda: