Non ci sono buone notizie

Che non ci siano buone notizie c’era da aspettarselo, ma molti di voi si chiederanno: come cambierà l’agricoltura conseguentemente al cambiamento del nostro clima?

Che ne sarà della produzione di cibo?

Avremo problemi di approvvigionamento? Carestie?

Si e non solo.

Se qualcuno sta già pensando di scappare in qualche luogo “sicuro”, ammesso che esso esista, dovrà certamente tener conto della produzione e/o autoproduzione del cibo, ma non solo a questo.

L’aumento delle temperature medie a livello globale determinerà uno spostamento verso Nordo delle colture…e dei patogeni, insetti dannosi e malerbe.

In Italia, alle nostre latitudine, le specie tradizionali troveranno condizioni certamente meno favorevoli rispetto ad oggi anche se alcune specie potranno trovarsi avvantaggiate dalla concentrazione di CO2 e da climi piu caldi

Negli areali alpini, ad esempio, le temperature medie provocheranno lo scioglimento dei ghiacciai e dei nevai, fondamentali risorse di accumulo idrico per far fronte all’irrigazione dei territori in pianura (pensavate che l’acqua che arrivava dalla pompe fosse magica??!)

Ciò provocherà la già diminuita disponibilità idrica per le colture che metterà ulteriormente in crisi l’intero settore.

Ci aspettiamo altri fenomeni preoccupanti dal cambiamento climatico, come la ridotta disponibilità di nutrienti nel terreno, la diminuzione del contenuto in sostenza organica dei suoli a seguito dell’accresciuta respirazione microbica.

La futura limitata disponibilità idrica, da un lato potrebbe limitare le perdite di elementi nutritivi per lisciviazione, dall’altro potrebbe portare a una diminuita capacità di assorbimento dei nutrienti da parte delle colture.

L’aumento dell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi porterebbe, inoltre, erosione e ruscellamento superficiale, non solo; l’aumento delle temperature porterà a una maggiore perdita di azoto per volatilizzazione dell’ammoniaca e, grazie a una accresciuta attività metabolica, a un ulteriore impoverimento del contenuto di sostanza organica dei suoli.

In altri termini ed in particolare nel Sud Europa, il riscaldamento globale stresserà le colture sia da un punto di vista abiotico (siccità e ondate di calore) sia da un punto di vista biotico (insorgere di nuove patologie e aumento dell’incidenza di quelle preesistenti).

Strategie di contrasto

Dovremo anche in questo settore essere resilienti ed imparare ad adattarci.

Tra le varie strategie da mettere in campo, è proprio il caso di dirlo, evidenziamo:

  • Anticipazione delle epoche di semina, che potrebbero portare ad un aumento della produttività dal 3 al 17% per la più elevate efficienza fotosintetica (IPCC, 2014)
  • Scelta di varietà, naturali ma soprattutto Ogm, con caratteristiche attitudinali utili ad affrontare semine anticipate, minor lunghezza del ciclo culturale, resistenza alle alte temperature, stress idrici e nuove avversita biotiche
  • Miglioramento della capacità di ritenzione idrica dei suoli, come l’adozione di tecniche di minima lavorazione, semina su sodo, incremento della quantità di sostanza organica.

In particolare, per far fronte alla limitata disponibilità idrica, che come già ribadito potrebbe da una parte limitare le perdite di sostanze nutritive per liscivazione e dall’altro diminuire la capacità di assorbimento da parte delle culture, un ruolo assai importante potrebbe rivestire la concimazione.

Importantissime saranno le azioni per limitare le perdite di nutrienti per ruscellamento superficiale come adozioni di tecniche di semina su sodo, inerbimento delle superfici, adozione di colture intercalari e di fasce tampone.

Il contenimento delle perdite per volatilizzazione dell’ammoniaca esaltate dalla maggiore temperatura, passerà attraverso l’adozione di mezzi tecnici idonei a migliorare lo stoccaggio e distribuzione dei reflui zootecnici, quali la copertura delle vasche, l’acidificazione dei liquami, l’adozione di sistemi di distribuzione che consentano l’interramento immediato del refluo alla distribuzione

Altra strategia potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di concimi minerali nitrico – ammoniacali invece che solo ammoniacali, per garantire una maggior efficenza del concime (limintando emissioni di ammoniaca)

Grande importanza deve essere data all’utilizzo della concimazione organica, che rappresenta sia una misura di mitigazione legata al sequestro di carbonio sia una misura che, migliorando le caratteristiche chimico-fisiche dei suoli, contribuisce ad aumentarne la capacità di ritenzione idrica e la disponibilità di nutrienti.

In pratica, il miglior modo per affrontare il futuro è quello di adottare strategie sinergiche delle varie metodologie, su più livelli e su scale temporali diverse.

Di Antonio Bernabei

Laureato in Giurisprudenza, si specializza in Knowledge management nel campo dell'economia e dell'informazione. Sta sviluppando un modello di analisi nel campo dell' Io Digitale per la gestione, raccolta ed utilizzo dei dati come patrimonio individuale. Si occupa di raccogliere dati sull'informazione scientifica legata al mondo dell'alimentazione biologica e cambiamento climatico.

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