L’umanità è su una sottile lastra di ghiaccio, e quel ghiaccio si sta sciogliendo velocemente…non abbiamo un attimo da perdere!

Queste alcune delle parole, pesanti come macigni, dette da  António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite,  nel suo  video messaggio alla conferenza stampa di presentazione del nuovo report dell’Ipcc.

L’ IPCC è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici del mondo che ci ospita, fondato nel 1988 allo scopo di fornire uno scenario scientificamente fondato sulle conoscenze del nostro tempo sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali, sociali ed economici.

Esamina e valuta, attraverso la collaborazione di migliaia di ricercatori indipendenti provenienti da ogni angolo del globo, le più recenti informazioni tecnico-scientifiche fornite da esperti di discipline diverse, riflettendo ed integrando tra loro i risultati che questi ottengono, con l’unico scopo di raggiungere un continuo processo di revisione e aggiornamento.

L’IPCC non fa ricerca; il suo ruolo è quello di analizzare con un approccio altamente includente, obiettivo, aperto e trasparente le informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche rilevanti per comprendere le basi scientifiche dei rischi relativi al cambiamento climatico indotto dall’uomo, i suoi potenziali impatti e le possibili opzioni di adattamento e mitigazione.

Pertano i suoi rapporti sono valutazioni complete ed equilibrate dello stato delle conoscenze su argomenti relativi al cambiamento climatico, che vengono redatti e pubblicati solo dopo un rigoroso e continuo processo di ricerca, redazione e revisione.

Questo nuovo attesissimo documento, il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC è stato approvato a conclusione di una sessione di una settimana a Interlaken, in Svizzera ed è la sintesi di cinque anni di studi e analisi interdisciplinari sul clima del nostro pianeta, a partire dalla sfida senza precedenti individuata nel 2018 dall’Ipcc: contenere il riscaldamento globale entro 1.5°C.

Possiamo considerarla la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici oggi disponibile.

Il Rapporto di Sintesi dell’ AR6 (Synthesis Report – SYR) integra i risultati dei tre gruppi di lavoro: Le Basi Fisico- Scientifiche (2021), Impatti, Adattamento e Vulnerabilità (2022), Mitigazione Dei Cambiamenti Climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1.5 °C (2018), Cambiamento Climatico e Suolo (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019).

Il SYR è suddiviso in tre sezioni per favorire l’integrazione dei contenuti dei diversi gruppi e fornire un’analisi completa sugli scenari climatici passati, presenti e futuri:

  • Stato attuale e tendenze
  • Cambiamenti climatici futuri, rischi e risposte a lungo termine
  • Risposte a breve termine

È l’ultima tappa del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) e può essere considerata la “sintesi delle sintesi’ di quanto sappiamo ad oggi su come il cambiamento climatico causato dall’uomo influenza il nostro pianeta e su cosa possiamo fare per contrastare la crisi climatica.

La prima versione di Climate Change 2023 è rivolta ai Policy Makers, come a ribadire ancora una volta: le soluzioni scientifiche e tecnologiche per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo sono già a nostra disposizione, bisogna solo applicarle!

E’ necessario un grosso cambio di rotta per mantenersi nello minimo scenario sperato, ossia il contenimento del riscaldamento a 1,5 °C

 

Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili e di uso non sostenibile dell’energia, del suolo e di tutte le risorse ha già portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali; contenerlo entro gli 1,5 gradi centrigradi è una sfida che assomiglia ormai più ad una corsa contro il tempo, considerato l’aumento dell’emissioni di gas serra.

Gli effetti sono già davanti ai nostri occhi, con un aumento considerevole delle frequenza di eventi meteorologici estremi attribuiti al cambiamento climatico, direttamente o indirettamente.

Ciò è confermato da fonti scientifiche e dati satellitari, come ha confermato L’ESA (Agenzia Spaziale Europea) commentando il report dell’Ipcc (l’articolo lo trovate qui).

Siccità estrema, alluvioni, ondate di calore stanno dipingendo la nostra quotidianità ma tali eventi saranno in grado di sconvolgere le nostre abitudini e le “comodità” che diamo per scontate ma che in futuro non saranno in egual maniera accessibili e disponibili.

Tanto più ora che stiamo sperimentando in prima persona guerre e pandemie, questi rischi si combineranno in modo preoccupante, per non dire catastrofico.

I prossimi anni sveleranno sempre più la nostra grande vulnerabilità.

Allora cosa ci aspetta?

Le soluzioni, ribadiscono i firmatari del rapporto Ipcc, stanno in uno sviluppo resiliente al clima.

La parola chiave è Resilienza e Adattamento.

Occorrono infatti misure di adattamento ai cambiamenti climatici da intraprendere attraverso azioni mirate, volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra.

Accesso a energia e tecnologie pulite, elettrificazione a basse emissioni di carbonio, aumento e miglioramento dei trasporti pubblici: sono queste alcune delle azioni necessarie per migliorare la qualità dell’aria e di conseguenza la salute.

Addirittura, i benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni, afferma il report.

Nel complesso, sostengono i nostri  esperti, il capitale globale è sufficiente per ridurre drastiamente le emissioni di gas serra, a condizione di ridurre le barriere esistenti.

 I cambiamenti nel settore alimentare, nel settore dell’energia elettrica, nei trasporti, nell’industria, negli edifici e nell’uso del territorio possono contribuire in modo sostanziale alla riduzione di queste barriere.

La prima strada per i politici è prendere coscienza di ciò è aumentare i finanziamenti agli investimenti per il clima.

I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono dunque chiamati in prima linea per la riduzione di queste barriere, così come gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria.

Inoltre, sarebbe tempo e ora che i politici si rendessero davvero conto che il tempo è finito e ormai è il tempo dell’adattamento e della resilienza, cercando di evitare il peggio, ma facendoci trovare pronti al clima che verrà.

Tutti questi cambiamenti devono avvenire ora perché, come ha sottolineato Guterres, «Non abbiamo un attimo da perdere».

 

Ecco alcune fonti utili per approfondire le vostre ricerche:

Di Antonio Bernabei

Laureato in Giurisprudenza, si specializza in Knowledge management nel campo dell'economia e dell'informazione. Sta sviluppando un modello di analisi nel campo dell' Io Digitale per la gestione, raccolta ed utilizzo dei dati come patrimonio individuale. Si occupa di raccogliere dati sull'informazione scientifica legata al mondo dell'alimentazione biologica e cambiamento climatico.