Nuova conseguenza del cambiamento climatico?

Probabilmente la maggior parte delle persone conosce il sughero, anche grazie ai tappi che chiudono le nostre preziose bottiglie di vino (!), ma forse pochi sanno cosa rappresenti e come si ricava.

Il termine “sughero” indica la corteccia esterna della quercia da sughero, Quercus Suber L, che cresce soprattutto nella regione mediterranea del mondo.

Questa corteccia è un tessuto vegetale incredibile: composto da un agglomerato di cellule – circa 35 milioni per centimetro cubo – riempite con un gas simile all’aria e da strati alternati di cellulosa e suberina.

Le foreste di querce da sughero coprono circa 2,5 milioni di ettari principalmente in sette paesi: Portogallo, Algeria, Spagna, Marocco, Francia, Italia (Sicilia) e Tunisia.

La Quercia da sughero

La Quercia da sughero – o sughera – è un bellissimo albero sempreverde, appartentente alla famiglia delle Fagacee (quella famiglia di Faggi che rappresentano una componente fondamentale delle foreste temperate dell’emisfero Nord) molto longevo e sempreverde.

La caratteristica di questo bellissimo albero è l’incredibile sviluppo della sua scorza (in termine tecnico si chiama ritidoma), che non si stacca dalla corteccia e con quest’ultima crea il famoso “sughero”.

Asportazione Sughero

Questo “sughero” cresce con il tempo e non dappertutto: solo i rami non più giovani cominciano a coprirsi di questo materiale che passa nel giro di pochi anni dal colore grigio perla al grigio scuro, per diventare il cosiddetto sughero maschio o sugherone.

Una volta rimosso, ogni anno dal fellogeno si creano nuovi strati di tessuto suberoso che creano il sughero femmina, o sughero gentile, un rivestimento più compatto e regolare, usato soprattutto per fare tappi di alta qualità dei vini più pregiati.

Ora, dovete sapere che l’asportazione del Sughero è un’arte antica e si esegue una volta ogni 8-10 anni e rappresenta un’attività molto importante per svariati motivi: solo mani esperti e regolamentazioni severe possono garantire il mantenimento della qualità e quantità della produzione di questo materiale cosi ricercato

Il sughero, un prodotto naturale straordinario e duttile

La corteccia dell’albero da sughero ha una struttura a nido d’ape composta, come dicevamo prima, da piccole celle piene di aria.

Le proprietà del sughero derivano naturalmente dalla struttura e dalla composizione chimica delle membrane, estremamente robuste ma flessibili, che sono impermeabili e ermetiche.

Ogni centimetro cubico di struttura del sughero contiene tra 30 e 40 milioni di cellule.

E’ leggerissimo e impermeabile quasi l’80% del volume del sughero è costituito da materia gassosa, che rende il sughero estremamente leggero e galleggiante.

L’impermeabilità ai liquidi e ai gas è garantita dalla “suberina“, una miscela complessa di acidi grassi ed acido organico pesante.
Grazie alle membrane cellulari estremamente flessibili, il sughero è molto elastico e comprimibile.

Inoltre, ha un buon indice di resilienza: sottoposto ad una grande pressione il gas nelle cellule si comprime ed il volume si riduce mentre una volta sospesa la pressione, il sughero torna al vulume originario.

Altre caratteristiche del sughero

Isolante naturale
Il sughero ha una delle migliori capacità isolanti, sia termiche sia acustiche, fra tutte le sostanze naturali. Ciò è dovuto al fatto che gli elementi gassosi sono sigillati in piccoli scomparti impermeabili, isolati uno dall’altro da un materiale resistente all’umidità.

Ignifugo
Il sughero è un naturale ritardante del fuoco, in quanto non diffonde le fiamme e non rilascia gas tossici durante la combustione.

Durata
Il sughero è notevolmente resistente all’usura ed ha un elevato coefficiente di attrito. Grazie alla struttura a nido d’ape, è molto meno influenzato dall’impatto e dall’attrito delle altre superfici dure.

Ipoallergenico
Il sughero non assorbe la polvere e di conseguenza non provoca allergie ed è perfetto per i soggetti asmatici.

Biodegradabile, riciclabile e rinnovabile
Il sughero è una materia prima naturale, biodegradabile al 100%, riciclabile e rinnovabile.

Sughero e Cambiamento climatico

Un nuovo tassello del cambiamento climatico si sta forse incasellando in uno scenario sempre più preoccupante ed un futuro sempre più buio…pare che in Sicilia, sarà difficile in futuro continuare a produrlo.

Quest’anno, per la prima volta a memoria d’uomo, la sughereta non ha dato nessun sughero…tutto – o quasi – è risultato secco, da buttare.

I contadini sono rimasti sbalorditi, una cosa mai accaduta prima e le notizie di questi luoghi risalgono al 1556, pertanto esiste una buona memoria storica della proprietà e delle sue vicissitudini.

La sughereta in questione si trova nella parte orientale della provincia di Palermo, sulle Madonie tra Castelbuono e Geraci Siculo, nella Masseria Pintorna, segnalata l’anno scorso al Fai come “Luogo del Cuore”.

Abbiamo contattato un agronomo di fama internazionale per avere informazioni più dettagliate, a breve pubblicheremo l’intervista.

Il Prof. Ruiu, della Stazione Sperimentale di Tempio Pausania, riservandosi di verificare sul posto la presenza o meno di patogeni, ritiene “…altamente probabile che una condizione di protratta siccità, quale quella che si sta verificando nella zona, inibisca la pianta dall’assorbire l’acqua necessaria al suo fabbisogno, rallentando il ciclo di formazione delle nuove foglie…”

In altri termini, “… la pianta non è nella condizione vegetale di “succo”, la linfa rallenta troppo la sua attività e gli strati corticali non sono sufficientemente imbevuti.

Difatti la circostanza suddetta si dimostra dopo le varie prove effettuate, dove il tronco nudo si ritrova asciutto.

Il Professore fa altresi preseente che “…la Legge sulla sughera è del 1956 (n.759/56) e ad oltre 60 anni dalla sua entrata in vigore e tenuto conto dei gravi cambiamenti del cambiamento climatico andrebbe assolutamente cambiata, al fine di differenziare, anticipare o prolungare i tempi di decortica“.

Ancora una volta restiamo sorpresi da quanto sta accadendo intorno a noi…gli effetti previsti relativamente al cambiamento climatico sono spaventosi, ma ancor di più spaventano quelli che non sono considerati o a cui pochi pongono attenzione.

Non tutti capiranno…ma a me viene in mente quella situazione in cui “…le configurazioni iniziali della curva frattale offrono scarse indicazioni sulla struttura matematica sottostante…“.

Occhio alle conseguenze gente.

Di Antonio Bernabei

Laureato in Giurisprudenza, si specializza in Knowledge management nel campo dell'economia e dell'informazione. Sta sviluppando un modello di analisi nel campo dell' Io Digitale per la gestione, raccolta ed utilizzo dei dati come patrimonio individuale. Si occupa di raccogliere dati sull'informazione scientifica legata al mondo dell'alimentazione biologica e cambiamento climatico.