Viviamo in una società “liquida

19.11.1925 – 09.01.2017

Zygmunt Bauman è stato uno dei più grandi filosofi del ‘900.

A mio parere è colui che più di ogni altro ha spiegato l’era in cui viviamo e ci fornisce indirettamente e forse parzialmente un indizio sul perchè la società non si è preoccupata del suo futuro quando è venuta a conoscenza dei dati del Club di Roma

La notorietà di Bauman è soprattutto legata al concetto di “modernità liquida” riferita alla condizione della posmodernità, dove si perdono i confini e i riferimenti sociali e dove si perde la stessa società pubblica.

La fluidità moderna ha a che fare con la crisi dello Stato e quindi con la crisi delle ideologie e dei partiti che ad esso si ricollegano.

Nella modernità attuale tutto è permeato dalla “liquidità”, dice Bauman, che è la caratteristica di base dei liquidi fluidi, il mondo di oggi, che altri studiosi hanno definito postmoderno o tardo moderno, frutto della globalizzazione, non ha né la struttura, né la solidità di un tempo.

Le nuove forme di produzione e di rapporti umani sono anonime, liquide, mutevoli, effimeri. Ecco allora che la società pubblica, sempre più sotto assedio, è raffigurata da un simbolico reticolato-palizzata e ha come unico protagonista il Grande Fratello.

L’individualismo sfrenato che emerge con la crisi della comunità, rende fragili i contorni della società e la trasforma, appunto, in una entità liquida.

Zygmunt Bauman è stato considerato da alcuni, a mio parere erroneamente, un pessimista, perché ritiene che “l’insicurezza nella nostra società resterà, qualunque cosa accada.”

In questo senso potrebbe invece essere proprio un ottimista, perché solo attraverso l’accettazione della realtà, e quindi dell’incertezza, si potrà vivere una vita più aperta al futuro.

Lui non si è mai definito nè l’uno, nè l’altro.

E attraverso la storia del dissidente cecoslovacco Vaclav Havel ci ricorda le armi che possiamo usare per cambiare il mondo: Il coraggio, la tenacia e la speranza.

Queste qualità umani, normali, popolari e, dunque, comuni sono delle armi molto potenti.

A ben pensare ognuno di noi ha una certa dose di coraggio, non tanto, ma magari un po’; ognuno di noi mostra una certa tenacia in alcune circostanze. E tutti speriamo sempre che qualcosa possa cambiare.

Perchè in effetti, a pensarci bene, queste sono armi che tutti possiedono.

Di Antonio Bernabei

Laureato in Giurisprudenza, si specializza in Knowledge management nel campo dell'economia e dell'informazione. Sta sviluppando un modello di analisi nel campo dell' Io Digitale per la gestione, raccolta ed utilizzo dei dati come patrimonio individuale. Si occupa di raccogliere dati sull'informazione scientifica legata al mondo dell'alimentazione biologica e cambiamento climatico.

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